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Chi era Matteo Ricci?
Matteo Ricci fu un missionario e sinologo gesuita, fu inviato nelle Indie Orientali (1577) e poi in Cina (dal 1582) per diffondere il messaggio cristiano.
Cosa fece in Cina e perché lo ricordiamo?
Ricci, a differenza di altri missionari, condusse un’opera di apostolato e di evangelizzazione basata sul criterio del rispetto per i valori culturali locali infatti a differenza dei precedenti tentativi Ricci cercò un’altra strada.
Infatti non volle far accettare il cristianesimo imponendo anche il “costume europeo”, capì che gli interessi di Cristo non dovevano necessariamente coincidere con quelli della politica e dell’economia europea.
Capì che occorreva trovare una mediazione tra i valori cristiani e quelli cinesi, in particolare confuciani (di cui considerava compatibili, in particolare, l’aspirazione ad una società buona e l’invito a coltivare le virtù).
Per integrarsi nella società cinese, Ricci imparò approfonditamente la cultura locale e prese un nome cinese (Li Ma Dou – 利瑪竇)
Ricci in Cina
Matteo Ricci impiegò 18 anni prima di riuscire a stabilirsi nella capitale imperiale Pechino. In questo periodo fondò cinque residenze in Cina.
A Pechino giunse nel 1601, conquistando presto la stima dell’imperatore Wanli, e di molte personalità di corte, che gli permise una larga opera di apostolato.
Padre Matteo Ricci essendo uno scienziato introdusse nella cultura cinese i primi elementi di geometria euclidea, di geografia e di astronomia con l’uso del sestante, traducendo, assieme a Xu Guangqi (mandarino convertito al cattolicesimo) i primi sei libri degli Elementi di Euclide
La sua azione missionaria nel territorio cinese negli anni che vanno dal 1582 fino alla sua morte (nel 1610), ha segnato la ripresa del cattolicesimo cinese in concomitanza con tanti altri missionari non solo gesuiti ma anche francescani e domenicani, Fu sepolto a Pechino (è il primo straniero, non ambasciatore, sepolto in Cina).
Cosa lascia Padre Matteo Ricci in eredità al popolo Cinese e agli Europei
La sua opera a Roma non venne accettata da tutti, anzi molti non digerivano la sua visione ‘multiculturale’, la sua flessibilità intellettuale, la programmatica indipendenza dal potere politico ed economico.
Per questo Mateo Ricci è forse più conosciuto in Cina che in Italia, la sua tomba, a Pechino, è attualmente, considerata un bene intoccabile d’interesse nazionale.
Importante documento della storia della sua missione sono i Commentari della Cina e le Lettere, ma vastissima fu la sua produzione. Scrisse opere di matematica, di astronomia, di filosofia morale e di apologetica in cinese.
In 25 anni di missione Ricci converte e battezza circa 2.000 cinesi, per lo più buddisti.
Come ha recentemente sottolineato il gesuita, p. Giuseppe Pirola, “indipendentemente da quanto pensava il Ricci, egli aprì la via conseguente al metodo dello scambio culturale libero e pacifico, rispettoso delle differenze culturali, e della libertà dei cinesi, che avrebbe indotto quella mutua trasformazione che alla lunga avrebbe portato a un cristianesimo nuovo per entrambi”.
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